Mercoledì 13 luglio, a Napoli, a Palazzo Venezia (via San Biagio dei Librai), in collaborazione con la Libreria Ubik, alle 18.30 si terrà la prima presentazione del nuovo libro di Antonella Cilento, "Solo di uomini il bosco può morire".

Dialoga con l'autrice Titti Marrone

Letture di Orlando Cinque

L’antica acropoli di Cuma si erge su una foresta dimenticata: la silva gallinarum, lecceto trimillennario che costeggia le dune affacciate per quasi otto chilometri di fronte al mare di Procida e Ischia. Su questa spiaggia approdarono gli Eubei portando l’alfabeto, qui arrivò Enea per consultare la Sibilla Cumana. Se molti conoscono l’acropoli e i suoi scavi, venuti alla luce negli anni Trenta del Novecento, quasi nessuno conosce la Foresta Regionale di Cuma o il vicino Parco della Quarantena che affaccia sul lago Fusaro.
Un lungo assedio cinge da sempre questi luoghi: vi tennero battaglia gli etruschi e i greci di Sicilia, i senatori romani e i cristiani, i bizantini e i goti, li violarono i fascisti e i nazisti.
Oggi la Foresta, oggetto di grandi finanziamenti nei primi anni Duemila, è pressoché abbandonata, stretta fra il collettore fognario di Cuma e i quintali di plastica depositati dal mare. Sulla spiaggia corrono per allenarsi cavalli legati a calessi, come antiche bighe.
Nell’incantevole varietà floreale mediterranea del bosco vivono le gallinelle, i falchi, le volpi e sembra ad ogni ora di poter incontrare la grande dea che custodisce l’acropoli, la madre del mare e della terra, insieme a fantasmi d’ogni epoca, a storie dimenticate, poeti, cani e pescatori di frodo di telline.
Dopo tremila anni è ora in corso l’assedio finale di Cuma, quello dell’inquinamento e dell’abbandono, perché davvero, come recita un verso di Danilo Dolci, solo di uomini può morire il bosco, dell’umanità che inquina chimicamente il proprio corpo e il proprio ambiente e che ha perso ogni contatto con lo spirito del mondo, con tutto ciò che è sacro e meraviglioso.
Eppure, la foresta e la dea che abita Cuma accolgono gli esuli, inclusa l’autrice che vi si rifugia durante i lock down e la racconta: reportage, racconto, narrazione storica, Solo di uomini il bosco può morire cerca di restituire la frontiera da cui la natura ci spia e in cui possiamo ancora rinascere.

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