Dario Reginelli, Roma

31/3/2012

Sembra impossibile ambientare un giallo al Vomero, luogo superficiale per eccellenza, apparentemente senz’anima e memoria storica, dove si fa soprattutto shopping. In realtà al Vomero ci sono case in cui il tempo si è fermato e che offrono elementi misteriosi alla fantasia di uno scrittore. Mi premeva, inoltre, che nel mio romanzo ci fossero i luoghi meno raccontati della città». Con queste parole Antonella Cilento spiega i motivi per cui ha scelto il quartiere collinare di Napoli come sfondo per il suo ultimo scritto, “La paura della lince”, pubblicato dalla casa editrice Rogiosi di Rosario Bianco. Alla presentazione, che si è tenuta alla Fnac, sono intervenuti anche il giornalista Francesco Durante e tre attori del Teatro Elicantropo, Imma Villa, Raffaele Ausiello e Cecilia Lupoli, che hanno letto i brani chiave del libro. Otto anni dopo il noir “Neronapoletano”, l’autrice, tra le firme più prestigiose della narrativa italiana contemporanea, si cimenta con un giallo vero e proprio, che però, avverte Durante, «non è l’ennesimo romanzo catastrofista su Napoli, come i tanti pubblicati ultimamente». Peculiari sono le sue caratteristiche rispetto alle altre opere della Cilento: «La narrazione è più nervosa del solito. Attraverso capitoli brevi e concatenati Antonella ci conduce lungo il racconto con un fuoco di fila di colpi di scena per spiegarci il perché degli eventi. Ha aderito totalmente alle regole del romanzo giallo, ma il suo libro è raccomandabile perché è al di sopra delle convenzioni del genere ed invoglia il lettore a girare pagina per scoprire come la storia andrà a finire ». Protagonista è Aida Festa, precaria a vita con pochi soldi in tasca,guida turistica nel Castello di Baia e poi insegnante in una scuola pubblica dei Campi Flegrei. Vive con un padre “che sembra uscito da una commedia di Eduardo”, sua madre è morta e della sorella tossicodipendente, Elena, non si hanno notizie da anni. Coinvolta suo malgrado nell’indagine sull’incendio del Museo Archeologico di Baia, Aida sarà vittima e investigatrice di questo mistero, ma sarà protetta dal falco della Polizia Domenico Nunnaro. “Quando Aida incontra la figlia della sorella scomparsa, una bambina sensitiva, il romanzo prende una piega decisamente gotica”, svela Durante. In questo mix di suspense e napoletanità, dove le ambientazioni familiari al lettore (via Aniello Falcone, il Commissariato Vomero, Napoli sotterranea, Cuma) slittano su un piano inquietante e paranormale, la scrittrice riesce ad affrontare con grande sensibilità temi sociali scottanti e attuali, come il precariato e la disgregazione familiare, e a dipingere la variegata umanità partenopea. La Cilento, che da vent’anni dirige la scuola di scrittura creativa “Lalineascritta”, ha svelato infine alcuni particolari del mestiere dello scrittore: «La scrittura è un vero e proprio lavoro, totalizzante da mattina a sera. Mi muovo in multitasking: sto preparando altri due libri e poi scrivo sceneggiature per il teatro. Ho l’ossessione per i quadri, che sempre ritornano nei miei romanzi. In “La paura della lince”, ad esempio, c’è un quadro del pittore seicentesco Guido Reni. Più passano gli anni più le ossessioni si acuiscono, ma ti accorgi che questo è il tuo stile e lo accetti ». C’è da sperare che l’avvincente storia di Aida abbia un seguito, non solo per la curiosità del lettore ma anche per scoprire un Vomero diverso, non più quartiere del frivolo ma collina del mistero.

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